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Formazione e argomenti tecnici: la sfida del docente

  • 17 Settembre 2019
Formazione e argomenti tecnici: la sfida del docenteadmin17 Settembre 201911 Ottobre 2019
Pensavo di rompermi le scatole, ma invece è stato interessante!

La vera sfida della formazione professionale è rendere avvincente un argomento tecnico e nuovo per il settore: ecco il case study di una nostra docente in materia di sicurezza elettrica su auto ibride ed elettriche.

La mia pluriennale esperienza nella formazione professionale mi ha insegnato che in questo settore ogni percorso rappresenta una nuova sfida: non basta lavorare sul “cosa” ma è sempre importantissimo lavorare sul “come”, cercando il modo migliore per farsi capire e trasmettere le informazioni necessarie.

In poche parole: non far addormentare i discenti, stimolare la loro curiosità e far sì che rimanga qualcosa nelle loro teste. Facile, no?

Se con la rivoluzione digitale gli strumenti per rendere dinamica la formazione sono aumentati esponenzialmente (video, animazioni interattive, giochi di ruolo per citarne alcuni), il problema del coinvolgimento degli studenti rimane invariato, soprattutto quando l’argomento è particolarmente tecnico e non permette quindi una eccessiva semplificazione dei contenuti in modalità più intuitiva.

Quando Cinquebit mi ha proposto di tenere un corso sulla sicurezza elettrica delle macchine green mi sono trovata di fronte a una sfida stimolante: rendere fruibile a tutti le procedure di sicurezza per le autovetture a trazione ibrida o elettrica della CEI 11-27, norma nata per gli impianti elettrici degli edifici, non per quelli del quattro ruote.

L’argomento è “pericoloso” in tutti i sensi, considerando che per il motore elettrico da trazione non bastano più i 12V della batteria tradizionale, ma servono tensioni molto importanti (anche superiori ai 600 V), aumentando il rischio di infortuni sul lavoro. Spesso infatti, gli autoriparatori non sono elettricisti e la loro dimestichezza con il rischio elettrico è minima: tantissimi tra loro operano tutti i giorni con la morte in mano e non se ne rendono conto. Pertanto è stato fondamentale che, in un corso come questo, il fattore pericolosità venisse adeguatamente evidenziato.

Infine il contenuto del corso, di suo non propriamente entusiasmante, non agevola per niente la trattazione in aula. Immaginatemi davanti a una dozzina di uomini che si ritrovano seduti dietro a un banco quando potenzialmente vorrebbero essere altrove, con infinite possibilità di distrazione a disposizione (dal classico smartphone, alla chiacchierata col vicino, alla pennichella di metà mattina con tanto di colonna sonora di turbinati, ndr tutti fatti realmente accaduti).

Quando mi ritrovo in queste situazioni il mio mantra è sempre il medesimo:

Voi dovete ascoltarmi

E per essere ascoltata l’unica arma a mia disposizione è il linguaggio, per questo cerco di porre la massima attenzione alle seguenti regole base:

  1. Usare un linguaggio efficace nei confronti di tutti gli interlocutori, siano essi manutentori o impiegati operativi;
  2. Alleggerire la trattazione degli argomento con curiosità da “macchinetta del caffè” (che aiutano sempre a dissipare il torpore in aula);
  3. Cambiare spesso registro linguistico e tono della voce facendo ricorso ad atmosfere diverse a seconda dell’argomento, siano esse declinate in chiave umoristica, thriller o drammatica;
  4. Chiedere frequentemente un feedback da parte dei discenti in modo da comprendere immediatamente chi è “sul pezzo” e chi si è perso, ricalibrando eventualmente il tono generale del corso.

Certo non sempre funziona, ma di sicuro faccio del mio meglio per riuscirci. E alla fine del percorso, quando un elettricista rodato da decine di cantieri a fine lezione mi ha salutato con: “Pensavo di rompermi le scatole, ma invece è stato interessante!”, ho capito di avere fatto centro.

La Redazione, con la collaborazione tecnica di:

Ing.re Ambra Mondino
HSE & coaching professional

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